La dinastia del duca Sergio I (958-1073) – I Parte

di - del 4 Giugno 2014 © diritti riservati

39 - Cronologia duchi AmalfiNella prima metà del 958 Mastalo II fu assassinato da Sergio, figlio di un comes amalfitano, il quale agì probabilmente come esponente del ceto dei comites venuto a trovarsi in contrasto con la dinastia dominante.

La notizia del Chronicon Amalfitanum che Sergio venne nominato duca di Amalfi sine aliquo scandalo mira evidentemente a legittimare il cambio di potere.
Il nuovo titolo introdotto sotto Mastalo II fu però mantenuto da Sergio e dai suoi successori, che compaiono pertanto nella datazione dei documenti sempre come gloriosi duces, mentre la città-stato da essi retta viene chiamata ducatus Amalfìtanorum, definizione destinata a durare fino all’età moderna.

Gli sviluppi politici posteriori fecero sì che tutti i duchi della dinastia di Sergio I che regnarono più a lungo ricevessero il titolo di patrizi, anzi nelle fonti narrative contemporanee dell’Italia meridionale il duca amalfitano è indicato semplicemente come il patricius di Amalfi. Nei loro documenti sovrani i nuovi duchi adoperarono la formula di legittimazione Domini gratia oppure Dei providentia duxm.

Sergio I governò fin dall’inizio con suo figlio Mansone, stabilendo così il diritto all’ereditarietà della carica. Fra il 964 ed il 966 gli fu concesso il patriziato, ma la corte di Costantinopoli rinunciò questa volta ad insignire del titolo anche il coreggente.
Questi successe al padre nel 966-67 e quattro o cihque anni più tardi ricevette anche lui il titolo di patrizio, come attesta una sua bolla di piombo che al rovescio reca l’iscrizione greca: Mansoni patrikio hai duki Amalphes.
La concessione di titoli ai duchi amalfitani non era affatto un provvedimento di routine del governo bizantino.

In Italia meridionale si era venuta a creare una situazione politica nuova, perché a partire dal 962 c’era un nuovo imperatore d’Occidente che intendeva far valere anche al sud le sue pretese di dominio. Ne nacque pertanto una situazione di tensione con l’imperatore bizantino, che sfociò ben presto in lotta aperta. Niceforo II Phokas prese quindi una serie di misure per rafforzare la posizione greca in Italia, volgendo la sua attenzione anche alle città-stato della costa tirrenica, soprattutto Napoli e Amalfi.

Nel corso della guerra – Ottone I era penetrato in Puglia nel 968 – il catepano bizantino si spinse con un esercito fin sulla costa tirrenica. Qui il duca di Napoli si unì a lui e Gisulfo gli fece a Salerno una cordiale accoglienza.

Il principe di Capua-Benevento, Pandolfo I Capodiferro, si mantenne invece dalla parte dell’imperatore tedesco, cui doveva la investitura del marchesato di Spoleto con la conseguente possibilità di costituirsi una importante posizione di potere .

Dopo la caduta dell’imperatore Niceforo, alla fine del 969, Giovanni Tzimiskes concluse la pace con Ottone il Grande e mostrò di voler ridurre di molto l’impegno greco in Italia, anche se la concessione del patriziato a Mansone rivelava pur sempre un certo interesse per Amalfi.

Pandolfo Capodiferro intanto, ritornato dalla prigionia a Bisanzio, riprendeva la sua politica espansionistica, al cui successo, senza volerlo, contribuì nel 973-74 lo stesso duca amalfitano. Mansone infatti appoggiò insieme a Marino II di Napoli una congiura del conte Landolfo di Conza e dei suoi figli contro Gisulfo I di Salerno, che fu fatto prigioniero e portato ad Amalfi assieme alla moglie.

Landolfo li fece dichiarare morti, facendosi proclamare principe di Salerno, mentre truppe di Amalfi e Napoli sotto la guida dei loro duchi occupavano la città. Essendo però scoppiato fra i figli di Landolfo una lite per la coreggenza, una parte dei congiurati prese contatto ad Amalfi con il deposto Gisulfo ed invitò Pandolfo Capodiferro ad intervenire .

Quando questi entrò in Salerno, Mansone si asserragliò insieme a Landolfo ed al suo omonimo figlio nel palatium del principe longobardo, ma dovette ben presto capitolare e liberare Gisulfo. Questi non aveva figli, per cui Pandolfo gli impose di prendersi un figlio suo come coreggente, che effettivamente gli successe nel 977; dopo di che il principe di Capua-Benevento poteva considerarsi unico signore di tutta la Longobardia.

Dopo dieci anni di governo Mansone si associò agli inizi del 977 il figlio Giovanni come coreggente. Quando poi Pandolfo Capodiferro morì nel marzo del 981, il duca di Amalfi riprese la sua politica attiva e dopo qualche tempo intervenne di nuovo a Salerno, rinunciando questa volta alla collaborazione dei Napoletani.
Cacciò il figlio di Pandolfo e non esitò a fare proclamare se stesso ed il suo coreggente principi di Salerno: al più tardi a partire dal marzo del 982 i documenti furono datati a Salerno in base agli anni dei due duchi, mentre ad Amalfi i notai facevano iniziare nella datazione dei documenti una nuova epoca sulla base degli anni del principato salernitano

(continua…)

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