Carnevale: “E’ morto Tatillo… Tatillo mio!”

di - del 11 Febbraio 2015 © diritti riservati

I quaresimali

di Ezio Falcone

quaresimaliLo spettacolo tipicamente provinciale che si svolgeva durante l’ultimo martedì grasso nelle città e nei paesi del Sud  era il funerale di Carnervale. In ogni paese c’era un cittadino, scelto tra i frequentatori delle cantine, che si prestava volentieri ad interpretare la parte del “morto“. Vestito in abito nero, con bombetta e bastone, veniva adagiato in una cassa da morto ricoperto fino alla cintola da un lenzuolo, sul quale si disponevano, una tortiera di lasagne, qualche metro di salsiccia, un vaso da notte pieno di perciatelli a ragù e delle grosse polpette di carne di maiale ed infine un fiasco di vino. La cassa, portata a spalla dagli amici di Carnevale vestiti con abiti colorati e ridicoli apriva il corteo che partiva in genere dalla piazza centrale della città.

Seguiva il funerale “Quaresima” (un omaccione vestito da donna) che, rimasta vedova ed incinta si trascinava in braccio l’altro figlioletto dimenandosi e strappandosi i capelli, fra singhiozzi e grida di: E’ muorte Tatillo! (Tato, nonno, anziano) E’ muorte giovane giovane! Il popolo che seguiva il feretro rispondeva cantilenando Ta…til…lo mi…o, così fino alla battigia della spiaggia o lungo il corso, dove Carnevale saltava giù dalla cassa che diventava tavola imbandita per l’ultimo pranzo di Carnevale e da dove becchini e popolo prelevavano e mangiavano con le mani le grosse polpette e i lunghi perciatelli che avevano trascinati in processione.

Concluso questo spettacolo, certamente poco fine ma efficace per il divertimento in particolare dei bambini, il popolo diventava di colpo serio e sui balconi e sulle finestre della città compariva “Quaresima buttunata“, la vecchina di pezza al cui interno è posta una patata o una zucchetta su cui vengono appuntate sei piume (quante le settimane della Quaresima). Questo gesto dalle radici spirituale denotava la grande religiosità del popolo meridionale che intendeva manifestare pubblicamente il ricordo del ritiro nell’isolamento del deserto di Gesù Cristo. Digiuno e preghiera per quaranta giorni avevano lo scopo di “assolvere i peccati di gola che spesso portano a quello della lussuria.

Forse non sempre l’obiettivo è stato raggiunto perché la solita estrosità delle nostre massaie ha saputo creare pietanze di magro dal gusto speciale come i famosi “pane cotto” i minestroni, le zuppe di legumi ed infine i “quaresimali” piccoli biscotti, con mandorle o nocelle impastati con solo olio spesso della forma di lettere dell’alfabeto o di numeri che intinti nel vino risultano prelibati.

Quaresimali

quaresimaliIngredienti per n.20 biscotti: mandorle o nocciole sgusciate g.400, farina g.120,biscotti g.60, zucchero g.360, uova n.3 cremore di tartaro g.5 bicarbonato di sodio g.3, arancia e cedro canditi g.100, vaniglia e cannella g.4, burro g.25. Tempo di cottura:15 minuti nel forno a 170°.

 

Procedimento: Abbrustolire le mandorle o le nocciole per pochi minuti in forno tiepido. Tritarle grossolanamente,unirvi la farina ,lo zucchero e i biscotti finemente tritati.Disporre il composto sul piano di lavoro e mettere al centro il cremore e il bicarbonato e le uova.Amalgamare con una forchetta e lavorare fino ad ottenere una pasta liscia ed omogenea. Unirvi i canditi tagliati a pezzetti e le spezie. Dividere l’impasto in 4 parti e formare dei salami. Schiacciare leggermente la parte superiore, tagliare ciascuno trasversalmente le due estremità e poggiarli sulla teglia da forno unta di burro.Infornarli per il tempo indicato.Una volta freddi, tagliarli in piccoli rombi.

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Info Rita Lucantoni Falcone

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