Odio, vendetta e amore in storie d’altri tempi concluse a lieto fine

di - del 19 Febbraio 2017 © diritti riservati

 

Diario di viaggio di un navigante amalfitano
del comandante Salvatore Barra

Msc Ditte 14 febbraio 2017 – In navigazione da Colombo a Singapore

Questa mattina abbiamo mollato gli ormeggi dal porto di Colombo, capitale e maggiore porto dello Sri Lanka. Da Rotterdam eravamo partiti il 28 di gennaio col freddo del Nord Europa e le tempeste marine dell’Oceano Atlantico, quest’anno particolarmente intense. Tutto sommato abbiamo fatto una navigazione abbastanza tranquilla e senza particolari problemi.

L’ultima volta che scalai il porto di Colombo fu nel luglio del 2016 al comando della Msc Maria Saveria. A volte passano anni prima di ritornare in un porto, ma stavolta solo alcuni mesi ed è sempre bello rivedere persone che, col passare del tempo, diventano prima amici, poi vecchi amici. Questi contatti umani, in parte mitigano la sofferenza della lontananza dalle persone care. In pratica, in ogni porto è cosi. Operatori portuali, piloti, venditori, tassisti, stivatori etc. sono le persone con le quali si entra in relazione per breve scambio di opinioni o di informazioni che spesso rende la mentalità più aperta ed gli orizzonti più ampi; questo capita anche con il personale imbarcato. A volte succede che trascorrano anni prima di rincontrare un collega, altre volte pochi mesi, ed altre volte ancora può capitare che non ci si incontra più per tutta la vita. Tuttavia, oltre al nostromo Gennaro, di cui parlai nella precedente pagina del diario, dopo ventuno anni ho ritrovato il cuoco Antonino, un siciliano di Aci Trezza. Dopo tanti anni è strano, bello ed affascinate,  osservare i cambiamenti che il tempo ci riserva. A volte la storia della nostra vita è imprevedibile e suggestiva. Il cuoco, racconta che nel corso dei suoi viaggi, nella città di Mombasa in Kenia, strinse amicizia con una ragazza… si innamorarono e dopo un periodo di fidanzamento pronti per le nozze, per vivere in Kenia. Dalla relazione nacque un figlio, oggi adolescente.
Dal matrimonio, il cuoco Antonino divide la sua vita tra la Sicilia il Kenia e le navi. Una bella storia.

Il cuoco di bordo è un ruolo tra i più importanti e delicati della nave. A bordo vi sono persone di razze, religioni e nazionalità diverse: accontentare tutti non è semplice. Oltre la preparazione dei pasti, il cuoco si alza di mattina, presto, per preparare pane e focaccia per la colazione delle 07:30; inoltre deve provvedere alla cambusa di bordo, alla perfetta conservazione dei cibi e una volta al mese al rifornimento dei generi alimentari di cui necessita. La cambusa è suddivisa in tre celle (locali) frigorifere (con differenti temperature), una per la carne; una per il pesce e la terza cella dove vengono sistemati vegetali, formaggi e salumi. In un quarto ambiente, non refrigerato, si conservano vino, birre e bottigliera. Il giovedì e la domenica, come da tradizione, il cuoco prepara la pasta a mano ed il dolce, mentre il sabato sera, pizza e spaghetti aglio ed olio. Cameriere e “Piccolo” di camera curano il servizio a tavola ed aiutano il cuoco nelle pulizie.

Costeggiamo la costa occidentale dello Sri Lanka – terra lungamente martoriata a causa della guerra civile – sedata circa una decina di anni fa con notevole spargimento di sangue. Seguiremo una rotta di circa 140 gradi fino a Capo Dondra, il promontorio più meridionale dell’Isola. Per me navigare l’Oceano Indiano suscita sempre una certa emozione, perché in questo mare ho iniziato a navigare in Marina Mercantile ed in questo mare ho fatto le mie prime esperienze da Comandante. Nel giorno di San Valentino mi piace condividere con i lettori , un’esperienza che vissuta nell’aprile del 2000, appena due mesi dopo la mia promozione.

La Storia si svolse sull’isola di Mayotte, una delle quattro isole, dell’arcipelago delle Comore, situate all’estremità settentrionale del Canale di Mozambico – tra la grande Isola del Madagascar e la Costa del Mozambico. L’isola di Mayotte è un dipartimento d’oltre mare della Repubblica Francese, mentre le altre tre isole fanno Stato a se’ ossia della Repubblica Islamica delle Comore. Quindi sulla nostra isola di Mayotte, sventola la Bandiera Francese. Il porto di Dzaudzi – la capitale – è poco più di un pontile, situato tra la foresta tropicale ed il bellissimo Mare Blu-cristallino della laguna di Mayotte, un’ampia baia protetta dalla barriera corallina: un piccolo paradiso insomma. In questo luogo approdammo la sera del 20 Aprile del 2000 con la Msc Camille. Il mattino successivo accadde una disgrazia. Uno stivatore del posto cadde da un altezza di circa otto metri, mentre era intento a controllare le regolari operazioni di discarica. Soccorremmo l’uomo esanime sulla coperta della nave – privo di conoscenza – corpo martoriato dalle ferite ma vivo. Dopo le prime cure ed assistenza effettuata dagli uomini di bordo, si decise di trasportare il ferito all’ospedale dell’Isola della Reunion, attrezzato per questo tipo d’intervento. Da quel momento, non avemmo più notizie della sorte del malcapitato.
Poco dopo, si presentarono le autorità del porto e la gendarmeria francese per l’investigazione del caso. A quei tempi, i nostri equipaggi erano formati prevalentemente da personale Italiano, quindi le autorità francesi decisero di portare con loro un interprete. L’interprete in questione era Salvatore C., un sergente di origine siciliana, in servizio presso il distaccamento militare della Legione Straniera di Dzaudzi. Al momento mi resi conto che parlava solo il francese ed il siciliano: mi adeguai. L’investigazione sull’incidente durò circa sei ore, sino a pomeriggio inoltrato, ovvero fino a quando, dopo sopralluoghi e testimonianze, riuscimmo a dimostrare che la nave non era responsabile dell’accaduto.

Il sergente legionario mi aveva fatto una bella impressione ed allo stesso tempo stimolato la mia curiosità. Prima di allora (ed anche dopo) non avevo mai avuto modo di conoscere un soldato della famosa Legione Straniera Francese. Un mondo a me sconosciuto. Secondo il nostro programma, la Msc Camille doveva scalare di nuovo il Porto di Mayotte nel successivo mese di Giugno 2000. Prima che andasse via, avvicinai il militare e lo invitai a bordo al successivo ritorno della nave, mi rispose che gli avrebbe fatto piacere ma che tutto dipendeva dagli impegni militari, in ogni caso, mi lasciò il numero di telefono e ci salutammo.
Due mesi dopo, ritornammo sull’Isola esotica di Mayotte ed ebbi il piacere di ospitare a bordo il sergente Salvatore C. e la sua famiglia, moglie e tre bellissime bambine. Mi portò in dono un gagliardetto della Legione, un portagioielli in argento con il logo dei legionari ed un bottiglione di vino prodotto dai Legionari in pensione. Ero molto curioso e lo tempestai di domande. Colloquio svolto scrupolosamente in lingua franco – siciliano.

Ecco in sintesi la narrazione della sua storia.
Mi disse che era originario della provincia di Messina e la sua famiglia non era molto ricca. Il suo fratello maggiore, al quale era molto legato, alcuni anni prima, si era arruolato nella Legione Straniera Francese. Un giorno in famiglia ricevettero la tristissima notizia del suo assasinio. Un breve comunicato, nulla di più. A tale notizia il nostro Salvatore C. maturò la decisione di arruolarsi nella legione straniera per scovare e vendicare l’assassino del fratello.
Dei legionari, mi spiegò che una volta arruolati per i primi cinque anni di servizio, devono rinunciare alla libertà ed all’identità. Cinque anni di privazioni e di sacrifici, in cui i contatti con l’esterno sono proibiti. I documenti personali vengono ritirati e le violenze, omicidi inclusi, non sono puniti. Una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Per questo motivo, chi aveva grossi precedenti penali nella società civile, arruolandosi nella legione, aveva occasione di riciclarsi e di rifarsi una nuova vita.
Dopo cinque anni infatti il Legionario (se sopravvive) può decidere se andare via, da cittadino Francese e “pulito” dai reati commessi o rimanere e fare carriera nel corpo militare. Il nostro Salvatore C. , non vedeva l’ora di entrare a far parte del corpo, scovare e vendicare il fratello defunto. Mi raccontò che erano sottoposti ad esercitazioni massacranti e sempre pronti a partire per operazioni militari in zone di guerra.
In principio, i Legionari sono impiegati sul fronte di guerra, anticipando la prima linea; cioè consapevoli che, in ogni attacco, una buona parte di loro poteva morire. La Legione straniera ha dei distaccamenti in Francia ed in alcuni territori d’oltre mare, sparsi per il mondo, tipo Corsica, Gibuti, Mayotte , Guyana Francese e quindi il Nostro Salvatore C. non perse tempo per raccogliere informazioni e mettersi sule tracce dell’assassino di suo fratello.
Passarono altri anni e finalmente riuscì a scoprire identità e luogo in cui si trovava l’omicida, era giunto il momento di stabilire le modalità per la vendetta. Poi succede l’imprevisto. Capitò che, durante una parata militare in Francia, il Legionario Salvatore C., conobbe una ragazza francese di cui si innamorò e l’amore fu corrisposto.
La ragazza decise di seguire il soldato e si sposarono. Il Legionario si aprì completamente, raccontò tutta la sua storia, dell’assassinio del fratello, della decisione di arruolarsi e dei propositi di vendetta. La ragazza, una brava ragazza, ne rimase sorpresa e scossa lo invitò ad una riflessione per quello che si apprestava a fare, e lo pose davanti ad una scelta: scegliere tra Amore ed Odio – tra il loro matrimonio e la vendetta del fratello. La futura moglie gli disse che se avesse perseguito la scelta della vendetta, l’avrebbe lasciato.

Alla fine l’amore trionfò e si sposarono. Erano entrambi sereni e felici per il loro incontro e per la scelta fatta. Le loro tre figlie costituivano i bellissimi frutti di questo loro amore. Una storia nata dall’odio e finita con il classico lieto fine. Ricordo che il cuoco di bordo, per l’occasione, preparò una torta buonissima, molto apprezzata. Quando gli chiesi se gradisse altra torta, il Legionario rispose che al mattino successivo all’alba lo aspettavano trenta chilometri di corsa con venti chili sulle spalle. Queste furono le ultime parole di un uomo con una bella storia, incontrato a causa di una disgrazia.
Partimmo da Mayotte il mattino successivo. Dal mese di Giugno 2000 non sono più ritornato sull’Isola, non ho più incontrato il Legionario, ne avuto sue notizie di lui e della sorte riservata allo stivatore infortunatosi nel terribile incidente che vi ho raccontato.

16 Febbraio 2017 – in navigazione nello stretto della Malacca
Il Monsone di Nord Est ha appena smesso di soffiare con venti mediamente forti – intorno ai venti nodi. Di tanto in tanto siamo investiti da piovaschi forti ma di breve durata; le goccioline sospese nell’aria formano arcobaleni dai colori intensi.
Oggi abbiamo spostato l’ultima delle sette ore in avanti del fuso orario. Ai cambiamenti orari non ci abituiamo mai, aumentano lo stress e ci logorano il fisico… ma anche i cambi di orario sono parte della nostra vita.
Domani, in tarda serata, giungeremo a Singapore.

La navigazione continua…

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