CCC 29: L’uomo può rifiutare o dimenticare il legame vitale con Dio

di - del 9 Luglio 2017 © diritti riservati

perdonoCCC, 29: ‘Ma questo ”intimo e vitale legame con Dio” può essere dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato dall’uomo. Tali atteggiamenti possono avere origini assai diverse: la ribellione contro la presenza del male nel mondo, l’ignoranza o l’indifferenza religiosa, le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze, il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla religione, e infine la tendenza dell’uomo peccatore a nascondersi, per paura, davanti a Dio e a fuggire davanti alla sua chiamata.

La Chiesa sa che Dio, creando l’uomo, gli ha dato la libertà di rifiutarlo e di dimenticarlo. Anche questa  verità è nascosta nei primi racconti della Bibbia. L’uomo può disconoscere il ‘legame vitale’ che lo tiene in relazione con Dio  e le motivazioni di questo distacco possono essere molteplici, come testimonia la stessa storia della fede sulla terra. Il numero 29 del CCC ne fa un elenco dettagliato, che va dalla domanda più che legittima sulle motivazioni della presenza del male nel mondo che a molti appare incompatibile con la presunzione da parte di Dio di essere buono alla tendenza da parte dell’uomo di lasciarsi fagocitare dalle cose del mondo che rischiano o di logorare la naturale tensione spirituale o di indurlo a confidare esclusivamente nei beni del mondo per conseguire la propria realizzazione. Un ruolo spesso decisivo è la cattiva testimonianza dei credenti che nasconde il volto del Dio invisibile unitamente al diffondersi, soprattutto dal XVII secolo, di filosofie sempre più ostili alla religione ritenuta un fenomeno dannoso per la maturazione piena dell’uomo – quasi un avversario che vorrebbe soffocare la libertà dell’uomo lasciandolo perennemente in una condizione di infantilità – o addirittura causa di divisioni e di violenze. Ma nel racconto della Genesi, quando si narra della creazione dell’uomo, viene messa in evidenza anche la perenne tentazione dell’uomo peccatore di fuggire da un Dio immaginato come giudice severo o comunque di dileguarsi da un Dio che chiama alla responsabilità della vita che l’uomo preferisce a volte rifuggire per poter vivere in maniera assoluta la propria libertà, senza essere da lui limitato.

La Chiesa sa che se Dio ha dato tale libertà all’uomo essa non può certamente costringerlo a tornare a Dio: il Dio biblico non ha mai usato la forza per costringere l’uomo a credere in Lui né tantomeno lo ha abbandonato al suo destino. Seguendo piuttosto lo stile di Dio, la Chiesa deve accettare le ragioni che inducono l’uomo a rifiutare il legame naturale con Dio, capirle dal di dentro ed illuminarle con la pazienza di chi sa che la propria missione, come direbbe il profeta Isaia, non è quella di spegnere la fiamma smorta o spezzare la canna incrinata, ma di ravvivare la fiamma e rafforzare la canna. Quest’opera paziente di ricucitura del rapporto tra l’uomo e Dio richiede non soltanto la fede nella possibile riuscita dell’impresa ma anche una attenta e profonda conoscenza dell’uomo e delle condizioni storiche e sociali nelle quali egli vive.

 

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