L’oscurità è l’assenza di luce!

di - del 20 Settembre 2014 © diritti riservati

Il discorso sintetizzato in questo video, attribuito ad Albert Einstein, non ha una fonte verificabile, tuttavia, la sua religiosità, per quanto controversa, emerge da innumerevoli studi e scritti.

Inoltre, a pochi mesi dal suo matrimonio con Mileva Maric, di famiglia greco-ortodossa della Serbia, in un’intervista concessa ad un giornale americano, il Saturday Evening Post, nel 1929, lo scienziato tedesco così rispondeva:

«Fino a che punto è influenzato dalla cristianità?
– Da bambino ho ricevuto un’istruzione sia sul Talmud che sulla Bibbia. Sono un ebreo, ma sono affascinato dalla figura luminosa del Nazareno».

«Ha mai letto il libro di Emil Ludwig su Gesù?
– Il libro di Ludwig è superficiale. Gesù è una figura troppo imponente per la penna di un fraseggiatore, per quanto capace. Nessun uomo può disporre della cristianità con un bon mot».

«Accetta il Gesù storico?
– Senza dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa ad ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale vita»

(G. Viereck, What Life means to Einstein , “The Saturday Evening Post”, 26.10.1929).

 

Albert Einstein nacque a Ulm (Württemberg) nel 1879 da genitori ebrei non ortodossi. Essi vissero prima a Ulm e poi a Monaco, dove Einstein frequentò la scuola.
In accordo con le leggi statali, fu istruito nella sua fede e gli fu insegnato l’ebraismo in virtù della sua appartenenza etnica.
Già prima di aver raggiunto l’età di dodici anni, Einstein divenne profondamente religioso combinando una viva credenza in Dio con la passione per la musica di Mozart; compose perfino canzoni di lode a Dio che cantava da solo, mentre andava o tornava da scuola.

Einstein leggeva regolarmente la Bibbia, sia l’Antico che il Nuovo Testamento (cosa che continuò a fare per tutta la vita). Gli vennero insegnati i rudimenti della lingua ebraica, ma non riuscì mai a padroneggiarla e non partecipò al corso per il tradizionale Bar-Mitzwa. Si esercitava ripetutamente nella matematica e nella musica, specialmente nel suonare il violino, ma rifiutava i rigidi riti ortodossi come quelli inerenti al cibo, le altre regole obbligatorie e i modi di pensare presenti nel Talmud, e cominciò a sviluppare una sfiducia verso tutte le autorità, comprese quella biblica e religiosa.

Aveva un atteggiamento mentale stranamente indipendente, critico, ma non scettico, accentuato dal suo risentimento contro la disciplina autoritaria dei suoi insegnanti tedeschi. Ciò lo portò a abbandonare il suo fervore religioso al fine di liberarsi da quello che chiamava “l’unico personale”, ma senza diventare per questo ateo o ostile alla religione.

Non perse mai l’ammirazione per gli scopi e le aspirazioni fondamentali della tradizione religiosa giudaico-cristiana. (Thomas F. Torrance, -Einstein e la religione ebraico-cristiana – 2002)

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