Domenica nel ricordo di don Andrea Colavolpe, a tre anni dalla sua partenza per il cielo

di - del 25 Aprile 2016 © diritti riservati

don AndreaUna roccia, il carissimo don Andrea, sempre saldo nella fede, sempre forte nel proclamare la Parola, un testimone che ancora oggi parla col suo esempio.

Ha iniziato così l’omelia, don Michele…

Restate saldi nella fede, questo l’invito della liturgia di oggi.

Morire sulla croce… questa la gloria di Gesù?
Il Figlio ama il Padre, obbedendo alla sua parola, dando la vita ed è questo amore che Gesù ci manifesta, questa la sua gloria: un Progetto d’Amore per l’umanità.

Dice ancora Gesù, “Vi do un comandamento nuovo, amatevi gli uni gli altri” ed ecco il segreto per rimanere saldi nella fede, che consegna agli apostoli.
Un comandamento nuovo in cui c’è la reciprocità, una corrispondenza d’amore, scambievole, che genera la Chiesa, che genera la Comunità, perché amandoci tra noi, Dio dimora in mezzo a noi.

Questo comandamento racchiude tutti i comandamenti

Gesù ci dice anche come amarci tra di noi: come io ho amato voi.
La misura dell’amore è l’amore di Gesù.
E c’è anche un modo di amarci che, Lui, ci ha donato, perdonare sempre come Lui ha perdonato.

E’ “un’arte di amare” che ci è stata donata… un amare come Dio ama.
Quindi amiamo tutti per generare Gesù in mezzo a noi!

La preghiera di ringraziamento al termine della Messa con uno scritto di don Andrea …

Vi do un comandamento nuovo…
Quando Giuda fu uscito dal Cenacolo, Gesù disse:
Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in Lui.
Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figliuoli, ancora per poco sarò con voi.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni e gli altri.
Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri. (Gv. 13, 31-33a. 34-35)

In quell’atmosfera intima che si era venuta a creare nella sera dell’addio, sembrerebbe, Gesù, che sia la presenza di Giuda, che in cuor suo aveva già consumato il tradimento, a pesare, turbandola.
Per questo forse Tu gli sussurri: Quello che devi fare, fallo presto…
E Giuda esce e fuori era già notte, ma la notte vera era dentro di lui; non gli permetteva di ragionare, di pensare all’atto ignobile che stava per compiere, perché la “passione” teneva prigioniero il suo cuore.
Quando Giuda esce, Tu finalmente puoi aprirti a quel piccolo gruppo, che ti rimane fedele, anche se non sa ancora cosa pensare di Te…
Per i tuoi discepoli Tu sei senz’altro il Messia atteso, tante tue opere lo hanno svelato loro…
Non riescono a capire come mai, però, tu voglia quasi nasconderti dietro di loro; dovrà essere infatti la loro testimonianza ad attirare a Te gli uomini.
Essi avevano invece sognato di vederti per le strade della Palestina ammantato di potenza, se mai cavalcando un focoso destriero, tutto dedito a cacciar via l’oppressore romano e a ristabilire l’antico glorioso regno di Davide…
Non sono stati in grado di capire il tuo agire discreto, rispettoso di ogni libertà.
Quella sera tu dici che è giunta l’ora della “glorificazione“, del Padre e tua…
Riveli come ancora per poco rimarrai con loro…
La “gloria” è la potenza divina che si manifesta; si spiega nelle bellezze del creato, nell’opera della Redenzione, nella santità che fiorisce nella Chiesa.
Nella Redenzione Tu hai “glorificato” il Padre, attraverso un’obbedienza piena e generosa.
Ti è costata, certamente, perché solo il pensiero di finire sulla Croce come un malfattore, tra tormenti inauditi, ti “turbava” al punto da essere tentato di dire al Padre: salvami da quest’ora!
Poi riflettevi che eri stato mandato proprio per vivere, per amore, quell’ora e gridavi: Glorifica il tuo nome! La Redenzione è un capolavoro della sapienza, dell’amore e della grandezza divina!
Il Padre, invece, ha “glorificato” Te, quando, dopo aver permesso lo scempio orribile, ti ha risuscitato dai morti e ti ha chiamato a “sedere alla sua destra“, circonfuso di gloria infinita.
E’ vero, sei rimasto tra noi, in particolare nell’Eucaristia, ma anche nella Liturgia della Chiesa, dove continui ad operare e pure in ogni fratello che è nel bisogno.
Vuoi però anche che ogni uomo t’incontri in ciascuno di noi e ti riconosca attraverso la testimonianza della vita. E qui mi accorgo che non so darla…
Tu ci hai lasciato quel comandamento, che mi mette continuamente in crisi: Vi do un comandamento nuovo: amatevi come io vi ho amato…
Quel “come“, se mi fa vedere la novità, mi fa sentire anche la grande responsabilità che ho: è il distintivo della mia appartenenza a Te!
Nel mio cuore invece covo rancori, risentimenti… i miei rapporti con gli altri non sono sempre armoniosi… scopro dentro di me gelosie, invidie, pregiudizi…
Non so amare, Gesù, come ci hai amato Tu, che a noi hai donato tutto, che sei stato con tutti mite ed accogliente… Ti chiedo perdono e Ti supplico: aiutami ad amare!

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Annamaria Santoro

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