Ad un mese dalla partenza per il cielo di Don Pasquale Gentile

di - del 16 Novembre 2014 © diritti riservati

don Pasquale gentile1di Antonio Porpora

Le mie vie non sono le vostre vie

“Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie.” Con queste parole di Isaia, ascoltate nella liturgia di qualche domenica fa, l’Arcivescovo ha iniziato la sua omelia nella celebrazione di commiato da questo mondo di don Pasquale Gentile, giovanissimo parroco di Minori, strappato alla vita, lo scorso 17 ottobre, da un terribile male che in poco più di un mese l’ha annientato. Alla cerimonia erano presenti le comunità di Agerola, suo paese d’origine, di Tramonti, prima parrocchia curata da don Pasquale, e Minori, comunità da lui guidata da 13 anni, accompagnati dai rispettivi sindaci.

Non posso dimenticare la scena più emozionante cui ho assistito in questi terribili giorni di sofferenza e di smarrimento: il pianto dei bambini che hanno partecipato alla Messa in suo ricordo celebrata dal vicario foraneo don Nicola Mammato la mattina del 18 ottobre nella Basilica di S. Trofimena.

Francesco, alunno della scuola primaria, ha scritto: “Mi guardavo in giro e vedevo gli occhi dei miei amici: la tristezza sprofondava nel loro cuore. Mentre le campane suonavano a festa, piangevamo perché era morto il nostro parroco, don Pasquale, ma eravamo comunque contenti perché ora sorrideva con S. Trofimena, nel cielo.”

Questo è stato don Pasquale per Minori, un sacerdote colto, proveniente dagli studi teologici compiuti presso i Gesuiti di Posillipo, che con il suo sorriso è entrato nelle case per annunciare –  con uno stile profondo, ma scanzonato – l’amore di Dio.

Della disponibilità aveva fatto il suo biglietto da visita, e del sorriso il suo distintivo, anche se già da qualche mese quel sorriso velava una sofferenza fisica che si portava addosso e che cercava di nascondere dietro al suo “passerà”.

Sì, perché un parroco anche se sorridente può soffrire non solo fisicamente, ma soprattutto di incomprensioni, di solitudine, di stanchezza.

Allora, forse, cercando di interpretare non i nostri pensieri, ma i pensieri di Dio, potremmo così far sbocciare il seme di don Pasquale caduto nella terra, usando le parole del nuovo Beato della Chiesa, papa Paolo VI: “Collabora, prega, soffri perché la tua parrocchia sia vera comunità di fede: rispetta i preti della tua parrocchia anche se avessero mille difetti: sono i delegati di Cristo per te. Guardali con l’occhio della fede, non accentuare i loro difetti, non giudicare con troppa facilità le loro miserie perché Dio perdoni a te le tue miserie. Prenditi carico dei loro bisogni, prega ogni giorno per loro.”

 

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