La Voce del Pastore

Giornalino La Voce del PastoreLa Voce del Pastore, ha oltre mezzo secolo di storia, nasce nel lontano 15 marzo del 1959 come pubblicazione suppletiva al bollettino la Domenica di cui costituiva un supplemento in bianco e nero.
Originariamente denominato Eco di Vita, poi  con l’aggiunta di “periodico mensile della Parrocchia S. Andrea Apostolo di Amalfi“, e definitivamente con il suo nome e l’aggiunta, “periodico di orientamenti e cronache edito in Amalfi“.

Il bollettino nasce da un’idea del compianto Don Andrea Colavolpe, parroco emerito di Amalfi, che ne ha curato per circa mezzo secolo la pubblicazione e la stampa.

Nato quando era ancora sconosciuto il mondo del web, rappresentava e rapprenta per usare le parole di don Andrea “un pulpito“, che potesse raggiungere  anche i tanti concittadini residenti all’estero, in paesi lontani come il Brasile, gli Stati Uniti d’America, la Germania, troppo lontani per avere notizie di quanto accadesse nella terra natia, che per una ragione o un’altra si era lasciata per emigrare altrove.

Nel 50° anniversario n. 195 dell’anno 2009, don Andrea Colavolpe in un articolo a sua firma parla dell’intuizione e i suoi ricordi che ben sintetizzano le origini e la storia che qui vi riproproniamo, perchè, chi meglio di lui può raccontarvelo…

voce pastore amalfiDalla Voce del Pastore n. 195 – Marzo – Aprile 2009

Mi sento un po’ in imbarazzo, perché quanto mi è stato chiesto di scrivere l’ho già detto in parte nel mio primo intervento nella nuova stagione de La Voce del Pastore. Ma ora non posso tirarmi indietro ed ho qualcosa di nuovo da dire.

Prima di tutto, vorrei ringraziare laredazione tutta del foglio per aver pensato di ricordare il 50° anniversario della sua nascita. Mi ha gratificato col dare importanza ad esso.

La Voce nacque nella piccolezza, nella modestia. Poi, per forza di cose, divenne più grande.
Il primo numero è stato pubblicato nel marzo 1959, per la Pasqua. In Amalfi stampavo solo l’ultima pagina di un foglio settimanale a quattro facciate edito dalle Paoline, presso la ditta De Luca; quando questa industria si trasferì a Salerno, presi la decisione di stampare anche a Salerno “La Voce ” dal giugno 1971, con testata propria, e divenne mensile.

Nel tempo ha perduto anche tale periodicità … Quando si moltiplicano le pagine, bisogna avere più tempo per comporle …
Già … non avevo una redazione, ma bisogna conoscere l’intuizione iniziale per capire …
Mi è stata chiesta ed eccomi a servirvi …

Amalfi don AndreaSono sacerdote da 58 anni. Nei primi cinque anni ebbi incarichi in Seminario, nella Parrocchia e in Curia … Poi divenni “vicario curato perpetuo”, giovane ancora.
Sentivo il bisogno di arrivare a tutti, di creare “pulpiti” ovunque .. . nella scuola, dall’altare, nelle associazioni, con la stampa … E mi venne l’idea di un bollettino per raggiungere quelli un po’ lontani e per creare un “ponte” tra la
Parrocchia e tutti i suoi membri …

L’appetito, poi, è venuto mangiando … La Voce nacque, quindi, come un ” mio” pulpito e i lettori scusino la presunzione .. .. Cinquant’anni fa non si poteva pensare diversamente.
Ed è rimasto tale, anche perché il produrre mi spingeva alla ricerca, allo studio, a conservarmi al passo con i tempi che mutavano …. Ne avevo bisogno.

Ho sempre avvertito, poi, in questo essere ” uomo della Parola”, di somigliare al seminatore della nota parabola di Gesù …. Disse: Il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava una parte cadde lungo la strada … un’altra parte cadde sul terreno sassoso … un’altra parte cadde tra i rovi … altre parti caddero sul terreno buono …

Il seme è la Parola di Dio. Infatti, subito dopo, Gesù specifica: Il Seminatore semina la Parola … (Mc4, 1-20).
Se non sbaglio, Egli non fa
attenzione a chi deve accogliere il seme, al “terreno” dove cade. Semina a larga mano, con dovizia ….. L’accoglierlo, infatti, dipende dalla buona volontà dei destinatari … All’uomo della Parola spetta solo ” personalizzarla” perché arrivi, semplice e comprensiva, nei cuori, dopo averla studiata e meditata …. Non sono ancora riuscito, però, a “personalizzarla” in pieno e forse non ci riuscirò mai, ma ho provato e provo …. E non mi sono mai preoccupato sapere se la Parola, come spada tagliente, “trafiggesse” i cuori…
Che cosa mi ha sostenuto, allora, nella fatica?

Il pensiero che la mia opera doveva semplicemente permettere allo Spirito Santo di agire in loro. Ho cercato di raccogliere i contenuti di quanto ho scritto nei libri che ho pubblicato … piccoli scrigni, da dove si può attingere.
Qualche pagina è rimasta fuori ed è lontana nel tempo … Desidero riportarla alla luce ora …. Sembra che mi sia stato chiesto anche questo.
Prendo in mano il numero dell’ottobre 1972 … In prima pagina c’è l’annuncio, con foto, della nomina di mons. Alfredo Vozzi ad arcivescovo di Amalfi….
L’annuncio allontanava un incubo, durato circa sette anni. … Mons. Vozzi avrebbe unito nella sua Persona il governo della Diocesi di Cava de’ Tirreni e dell’Arcidiocesi di Amalfi …

Era il primo passo verso la fusione, che avverrà durante l’episcopato di mons. Ferdinando Palatucci … Durante questo episcopato il “vicario curato” della Cattedrale diventerà  “parroco” a tutti gli effetti. Nell’interno narro l’esperienza che feci di un viaggio a Londra, l’unico fatto in aereo … Due giovani, Luigi e Giovanna Milano, mi avevano chiesto di battezzare Maria, la loro primogenita … Forse solamente per questo motivo, con dispiacere, non li avrei accontentati per una innata ritrosia, ma si fece strada in me la prospettiva di un “viaggio pastorale”, per incontrare i tanti amalfitani dimoranti in Londra. Ed acconsentii così anche all’invito di quei cari amici. Rimasi arcicontento ….
Quanti rapporti nacquero e sono continuati nel tempo! Molti di questi filiani ora sono ritornati in Amalfi, alcuni sono nell’al di là, l’ultimo, Giuseppe Nolli, la cui vedova, venendo in Amalfi nell’estate scorsa, mi lasciò delle SS. Messe da celebrare …
Lo sto facendo col cuore. Battezzai Maria nella domenica 17 settembre 1972, nel pomeriggio, nella Chiesa di S. Pietro a Londra, la chiesa degli italiani, e con lei anche Ersilia, Luciana, Giovanni, Gaetano, Lorenzo e Davide, tutti figli di italiani.

Il 19 settembre, nella chiesa di S. Maria dei Redentoristi, battezzai Giuseppe, il figliuolo di Vincenzo e di Luisa Gargano. Ripartii da Londra il 24 settembre, un giovedì, e scrissi nel bollettino: “Mentre la macchina mi porta all’aeroporto, penso a ciò che lascio. Un senso di tenerezza m’invade … si è stati con me così buoni!” Nel viaggio mi accompagnarono Nicola Gambardella, fratello di Giovanna, e la buona Michelina Sacco di f.m., mamma di Luigi.

Non  posso dimenticare, infine, l’amico Teodoro Di Lieto, passato da tempo a miglior vita, perché mi offrì il biglietto dell’aereo proprio perché andavo a far visita agli amalfitani a Londra. Li vidi tutti? Avevo portato con me una quarantina d’indirizzi, cui si aggiunsero alt ri su l posto. Giunto in Inghilterra, mandai un invito.

Nella Chiesa di S. Pietro, alla sera di quella domenica 17, ne incontrai molti, celebrando per loro l’Eucaristia … molti li raggiunsi nelle famiglie …. M’incantò il calore delle mogli inglesi: Janette … Pauline, che ora ha perduto il suo Franco, ed altre … Nel bollettino del luglio 1974 c’è una notizia, che può spiegare le difficoltà che incontravo nella spe di zione … Avevo l’abitudine di curare un t rafiletto dal titolo” cuore di Amalfi”, dove pubblicavo tutte le offerte che ricevevo per le attività della   Parrocchia….

Un bel giorno, nel giugno di quell’anno, mi trovai dinanzi ad un’amara sorpresa: le Poste non accettarono la spedizione, perché “il conto dell’abbonamento era stato chiuso per autorità”, essendo stato riscontrato- per quel trafiletto – nel bollettino il carattere “postulatorio”. Andai presso gli Uffici competenti a Salerno, ma non ne ricavai niente.

Non cedetti all’ingiunzione … Non rinnovai l’abbonamento, incominciai a inviare a mano le copie nella cerchia cittadina ed affrancai quelle che andavano fuori… In seguito le cose cambiarono, anche perché, per   altri ovvi motivi, scomparve pure “Il cuore diAmalfi” … ma non quello degli amalfitani.
Un’ultima notizia, tratta da alcuni numeri, dall’aprile al novembre 1978. Nella notte dal 21 al 22 aprile, per una imprevedibile fatalità,un violento incendio devastò la sede dei giovani di Azione Cattolica, in via Dietro Corte.

Sarebbe diventata una tragedia, se i volenterosi non si fossero subito attivati – tra questi Alfredo Laudano e Gregorio Carrano – in attesa dei pompieri, che arrivarono anche per tempo. Le fiamme avevano raggiunto il terrazzino della Curia, ne avevano rotto i vetri … avrebbero potuto mandare in fumo il prezioso archivio… Tutto nella sede rimase distrutto: il palco nel salone, circa centocinquanta sedie, un tavolo da ping pong, due calcetti ed altre cose …

La reazione dei giovani fu stupenda!

Furono loro a ricostruire tutto, con l’aiuto di un mastro muratore, Vincenzo Saverio Bellogrado di f.m. e di un tecnico.
Sentite quello che annotai nel mese di maggio: ” L’impressione che prova chi vi entra   la prima volta è un senso di smarrimento …. poi l’occhio e il cuore rimangono attratti da una attività febbrile che si svolge attorno ….

Vedi A. in camice bianco (ma era proprio un camice?), con un fazzoletto in testa (da “fedayn” dice), alle prese, assieme a R., con uno spruzzatore, col quale bisogna dare una prima tinta bianca ad un soffitto, che ha già ricevuto una veste di cemento. Più in là noti un altro soffitto, che presenta delle crepe nella muratura, apparse dopo lo scalpellamento. Si attende il tecnico, che veda e giudichi sul da farsi.

In un angolo della Presidenza è allestito un altarino, dove troneggia una statuetta della Madonna, con la veste e il volto neri per il fumo … I giovani hanno detto che deve rimanere nera la loro Madonnina, a ricordo, ed ogni sera fanno il mese di maggio … Ma dove si siedono? Avranno certamente una   capacità d’inventiva particolare!” Chi erano?

Scrivevo nel mese di aprile: “I giovani, tutti, si sono prodigati al/’ inverosimile, durante il frangente e dopo. Tentare di nominarli?

Dirò di Andrea V, di Alfonso, di Riccardo, di Giannino, di Antonio, di Pierino. E gli altri? Rischierò sempre di dimenticarne qualcuno … “

Il portare i detriti in piazza di volta in volta era riservato alle socie … Amalia, Maddalena, Silvana (col pancione!) … ma anche ad Andrea B. e a don Luigi … I quali dovevano, poi, portare dalla piazza in sede il materiale occorrente … cemento, mattoni ed altro … Una faticaccia, sempre compiuta in un clima di festa. Scrivevo: Essi hanno saputo soprattutto
dare una speranza …

La sede rinnovata fu inaugurata il 25 novembre, quando tutti si raccolsero in essa per celebrare l’Eucaristia in ringraziamento ….
E mi fermo qui, nei miei ricordi ..

GRAZIE don Andrea

 

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