Il programma pastorale 2014 – 2015

di - del 9 Ottobre 2014 © diritti riservati

programma pastorale diocesiUn nuovo anno pastorale ci è dinanzi con tutta la portata delle sue novità e dei nostri desideri, nel cammino di comunione che attesta la buona volontà di tutti i battezzati della Chiesa di Amalfi – Cava de’ Tirreni nella convinta testimonianza della presenza vivificante del Buon Pastore, con l’impegno corresponsabile nell’edificazione del suo Regno nel territorio della Costa d’Amalfi e in quello della Valle Metelliana.

Siamo al secondo anno del triennio che ci sta portando a focalizzare il valore della corresponsabilità, sia nella riflessione che nei risvolti operativi pastorali. Non ci stancheremo mai di sostenere la fondamentale istanza ecclesiologica, ribadita dalle ispirate intuizioni dei documenti conciliari e di quelli magisteriali dei nostri giorni, che la consacrazione battesimale rende ogni credente compartecipe, in Cristo, del vissuto ecclesiale a cui si appartiene, con orgoglio e rinnovata convinzione, come ad una famiglia, ad un popolo: la famiglia di Dio, il popolo di Dio!

Ogni realtà in cui il popolo di Dio si articola e ogni struttura che in esso è presente si devono caratterizzare come realtà di comunione e luoghi per l’esercizio della corresponsabilità dei battezzati; ogni fedele deve sentirsi parte del popolo di Dio e chiamato a collaborare, secondo la propria vocazione, alla vita e alla missione della Chiesa in comunione con tutti gli altri fedeli e a servizio della stessa comunione.

Non smetto mai di stimolare i presbiteri, nel loro ministero di presidenza delle comunità, a saper discernere, accogliere e valorizzare le diverse capacità e i carismi dei diaconi, dei consacrati e dei laici, riconoscendo loro capacità e responsabilità, in un sempre più reale coinvolgimento pastorale. In ogni parrocchia, attraverso la predicazione, la catechesi, il bollettino periodico o altre iniziative si curi la formazione alla comunione ecclesiale e alla partecipazione attiva dei fedeli alla vita parrocchiale ed ecclesiale in genere. Come non apprezzare lo sforzo compiuto dalle parrocchie, nello scorso anno, nel sottolineare, attraverso la catechesi – celebrazioni particolari – messaggi e gesti comunitari mirati, il valore della vita in generale e della vita battesimale ed ecclesiale in particolare.

Anche la missione popolare – già vissuta nella zona di Cava/Vietri e in programma nella zona Costiera – ha contribuito non poco a ridestare tanto entusiasmo e coinvolgimento nel futuro cammino delle nostre comunità parrocchiali. 4 Il programma pastorale diocesano, in questo senso, rappresenta un valido aiuto e necessario stimolo ad intraprendere una rotta comune, evitando dispersioni in solitarie navigazioni pastorali o in estemporanee iniziative che si rivelano all’indomani evanescenti e prive di fondamento comunionale. Esso concorre, pur con tutti i suoi limiti e riscontrabili difficoltà, a tessere, nei vari eventi programmati, il dono dell’unità, nel rispetto dei carismi e delle diversità, pur di favorire un volto di Chiesa familiare, aperto, ospitale e disponibile, ove nessuno si senta escluso o bistrattato, e ognuno capace e pronto a concorrere nel bene comune. Il valore che, camminando insieme, quest’anno vogliamo correlare a quello triennale della corresponsabilità sarà il servizio, inteso sia nel vissuto in generale, sia in quello ecclesiale.

L’icona di riferimento sarà quella della lavanda dei piedi, che trova fondamento nelle stesse parole di Gesù: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45). E’ il servizio a rendere bella ed accettabile una esistenza. Lo stesso Papa Francesco (nell’omelia in Domus Sanctae Marthae, 21 Maggio 2013) ribadisce che la strada che il Signore quotidianamente ci indica è quella del servizio: “ … il cammino del servizio.

Quello è il vero potere nella Chiesa. Io vorrei oggi pregare per tutti noi, perché il Signore ci dia la grazia di capire quello: che il vero potere nella Chiesa è il servizio. Come ha fatto Lui, che è venuto non a farsi servire, ma a servire”, aggiungendo con tono ilare, ma profondo e realistico: “Nella Chiesa ci sono arrampicatori! Ci sono tanti che bussano alla porta della Chiesa per … Ma se ti piace, vai al Nord e fai l’alpinismo: è più sano! Ma non venire in Chiesa ad arrampicarti!

E Gesù rimprovera questi arrampicatori che cercano il potere. … Soltanto quando viene lo Spirito Santo i discepoli sono cambiati. Ma il peccato nella nostra vita cristiana rimane e ci farà bene farci la domanda: io, come seguo Gesù? Per Lui soltanto, anche fino alla Croce, o cerco il potere e uso la Chiesa un po’, la comunità cristiana, la parrocchia, la diocesi per avere un po’ di potere?”.

È il richiamo all’essenzialità di un servizio semplicemente umano o cristiano, che prende le distanze dalla spettacolarità dei palcoscenici umani o dal cercare l’appagamento di un plauso a tutti i costi: si serve per amore, qualsiasi sia il servizio svolto e senza alcuna competizione o supremazia tra i vari servizi, che appaiono tutti necessari, dal più umile al più impegnativo e risonante. Viviamo in un contesto storico in cui spesso predomina il soggettivismo che porta all’indifferenza, all’apatia e alla solitudine. Il cammino pastorale di quest’anno dovrà sottolineare la profonda verità che la vita acquista valenza per sé stessi e per il mondo circostante se essa è intesa come dono ricevuto per divenire, a sua volta, dono agli altri nel servizio. E’ il servizio che qualifica una esistenza: “da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore 5 gli uni per gli altri” (Gv 13,35).

È in quest’orbita evangelica che invito tutti gli operatori pastorali a collocare ogni riflessione sul servizio e qualsiasi servizio venga svolto in area diocesana, parrocchiale o in quella dei gruppi, associazioni, movimenti. Ogni servizio ha il suo vertice luminoso sulla croce, che rappresenta in ogni epoca l’ineludibile parametro di riferimento: in essa, con la vita del Cristo interamente donata, è stigmatizzata l’identità del vero servizio. Sia nei perimetri sacri dei nostri luoghi di culto, sia con la pastorale delle moltitudini in quelli neutri, impegniamoci a mostrare il vero valore della vita che, nel servizio al prossimo, trova il senso del suo evolversi nelle sue stagioni esistenziali.

In occasione della prossima beatificazione di Paolo VI (Domenica 19 Ottobre), permettetemi di concludere questa presentazione offrendo, di seguito, alla vostra riflessione e meditazione uno stralcio del “Credo del popolo di Dio” pronunciato solennemente dal Pontefice il 30 giugno 1968: “Noi confessiamo che il Regno di Dio, cominciato quaggiù nella Chiesa di Cristo, non è di questo mondo, la cui figura passa; e che la sua vera crescita non può esser confusa con il progresso della civiltà, della scienza e della tecnica umana, ma consiste nel conoscere sempre più profondamente le imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre più fortemente i beni eterni, nel rispondere sempre più ardentemente all’amore di Dio, e nel dispensare sempre più abbondantemente la grazia e la santità tra gli uomini.

Ma è questo stesso amore che porta la Chiesa a preoccuparsi costantemente del vero bene temporale degli uomini. Mentre non cessa di ricordare ai suoi figli che essi non hanno quaggiù stabile dimora, essa li spinge anche a contribuire – ciascuno secondo la propria vocazione ed i propri mezzi – al bene della loro città terrena, a promuovere la giustizia, la pace e la fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai propri fratelli, soprattutto ai più poveri e ai più bisognosi.

L’intensa sollecitudine della Chiesa, Sposa di Cristo, per le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro speranze, i loro sforzi e i loro travagli, non è quindi altra cosa che il suo grande desiderio di esser loro presente per illuminarli con la luce di Cristo e adunarli tutti in lui, unico loro Salvatore. Tale sollecitudine non può mai significare che la Chiesa conformi se stessa alle cose di questo mondo, o che diminuisca l’ardore dell’attesa del suo Signore e del Regno eterno”.

L’intercessione del novello Beato, cantore dell’identità ecclesiale e timoniere convinto dei primi passi dell’era conciliare, ci aiuti a divenire sempre più servi per amore nella Chiesa e nel mondo: è la testimonianza che il Crocifisso risorto ci chiede, camminando insieme sulle sue orme attestanti il suo “tutto è compiuto” (Gv 19,30), una vita compiuta nel servizio per amore!

Amalfi, 14 Settembre 2014

Festa dell’Esaltazione della Santa Croce

+ Orazio Soricelli Arcivescovo di Amalfi – Cava de’ Tirreni  

 

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